SEI VITTIMA ANCHE TU DELLA SINDROME DELL'IMPOSTORE?
DISTURBI D' ANSIA - 22/10/2021
«La considerazione esagerata in cui viene tenuto tutto il mio lavoro, mi mette a disagio e talvolta mi fa sentire un imbroglione, anche se involontario»
Anche Einstein soffriva a quanto pare della sindrome dell'impostore, ovvero la convinzione di godere di una stima immeritata, quasi sproporzionata rispetto alle proprie competenze.
Si tratta di una sensazione assai comune, che colpisce ad ogni età e che sperimenta, evidentemente, anche chi ha raggiunto il massimo livello nel suo campo.
La sindrome dell’impostore è l’esperienza psicologica per la quale si crede che i propri risultati formativi o professionali non siano merito delle proprie capacità, bensì il risultato di fattori esterni come la fortuna, il tempismo, l’aver lavorato più duramente degli altri, o della manipolazione delle impressioni delle altre persone.
Il termine descrive un' esperienza interna di frode intellettuale: chi soffre di sindrome dell'impostore non si sente affatto brillante e crede di aver ingannato chiunque la pensi diversamente. La persona a cui è riconosciuta stima per i successi ottenuti sente di non meritare quello status o quella posizione e vive nella paura che questa presunta inadeguatezza emerga agli occhi di tutti.
Questa condizione psicologica ha a che fare con l’autostima, l’immagine di sé e del proprio valore, soprattutto in ambito lavorativo o rispetto agli studi. Chi ne soffre ricopre generalmente ruoli di rilievo in diversi settori professionali che richiedono un discreto o alto livello di istruzione (ambito accademico e medico, professionisti avvocati, e uomini d’affari etc.). Lui o lei non può abitare con serenità e gioia i propri successi e formula questi pensieri su di sé:
-è convinto di ingannare gli altri rispetto al proprio valore (di essere quindi un impostore);
-teme di essere smascherato nel suo imbroglio;
-se ottiene un traguardo, ritiene di non meritarlo e si sminuisce: le cause del successo sono esterne e fortuite, non dovute alle proprie qualità;
-sente di non meritare riconoscimenti come promozioni, avanzamenti di carriera, etc.
-declina i complimenti. In caso di elogi, li sminuirà ironizzando su di sé;
-si sente in colpa per le proprie vittorie;
-teme l’esposizione e la valutazione;
-ha sentimenti di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo professionale;
-i successi lavorativi e formativi non si sedimentano, non vengono interiorizzati, non vengono utilizzati come “prove” per smentire la tesi dell’incompetenza;
-è intransigente verso se stesso. Rumina e rimugina sui propri errori, è molto concentrato e inflessibile sulle proprie presunte mancanze, e può provare un grande senso di vergogna;
-si confronta continuamente con gli altri, e la valutazione sarà sempre a proprio sfavore: gli altri sono più bravi, più preparati, più intelligenti.
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