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COSA SUCCEDE IN SEDUTA? QUANDO FINISCE IL PERCORSO?

GENERALE - 28/06/2020

Addio, miei coraggiosi Hobbit. La mia opera è terminata; qui, infine, sulle rive del mare, si scioglie la nostra compagnia. Non vi dirò "Non piangete"... perché non tutte le lacrime sono un male!

Prima o poi arriva il momento in cui sentiamo di dover chiedere aiuto a qualcuno: uno psicoterapeuta che possa darci una mano a risolvere quei problemi che ormai ci sembrano insormontabili. Ma da dove iniziare? Cosa si fa dallo psicoterapeuta? Come si svolge una seduta di psicoterapia ?

Ci sono alcune convinzioni che potrebbero non risultare utili all'inizio della psicoterapia?

Si, eccone alcune

1) Preparare il discorso dell’incontro

Gli argomenti possono essere tanti, forse troppi e allora si pensa di doversi preparare uno schema di discorso da effettuare durante la seduta. Specie se sia la prima o tra le prime, l’intenzione di “vuotare il sacco” e parlare di tutto è forte. In realtà, la strategia migliore è quella di lasciarsi guidare dal terapeuta, senza forzare il discorso nella direzione voluta. Di contro, se un argomento lo riteniamo importante, è bene che questo esca fuori subito all'inizio della seduta, per poter valutare insieme allo psicologo come affrontarlo.

2) Non porre Fiducia nel professionista 

Perché un percorso di terapia abbia successo, è fondamentale riporre fiducia e non diffidare dello psicoterapeuta. Un comportamento ostile, per cui il professionista secondo voi non sarà in grado di comprendervi né aiutarvi, di certo non fornisce altro che delle conseguenze negative. 

3) Credere che una seduta basti

Spesso si pensa che la terapia debba essere solo passeggera o funzioni come il “farmaco per il mal di testa”, quindi immediata e risolutiva in un incontro. La durata di una terapia è ovviamente variabile, sarà lo psicologo a decidere per un percorso limitato ad una singola sessione, di pochi incontri o più lungo.

4) Richiedere un supporto farmacologico

Per coloro che pensano che sia possibile avere un supporto tramite psicofarmaci, è bene comprendere che lo psicoterapeuta, a meno che non sia anche un medico laureato in medicina, non può somministrare farmaci, perché segue un percorso differente di studi rispetto allo psichiatra/neurologo ecc. 

Cosa si fa dunque dallo psicoterapeuta?

Le domande più frequenti che le persone rivolgono ad un terapeuta sono: “In seduta, devo parlare di me e dei miei problemi mentre lei resta in silenzio?”; “Devo raccontare io o mi fa lei le domande?”; “Non so da dove iniziare e se non mi vengono le parole mi aiuta?”

In alcuni casi, ci si sente a proprio agio fin da subito e si può esercitare una comunicazione che neanche si pensava di possedere, iniziando a parlare di sé e dei propri problemi in modo “naturale”. Oppure si può anche tacere, aspettando che il professionista guidi la conversazione, per comprendere al meglio il motivo per cui la persona si trovi lì.

Lo scopo dello psicologo è infatti ragionare insieme sui problemi della persona, individuare ciò che gli impedisce di trovare ed attuare le sue soluzioni, impostare obiettivi per aumentare il suo benessere e far sì che ciò che lo ostacola possa essere risolto.

Per il fatto che ogni problema psicologico si presenta in forme molto diverse da persona a persona, e che ognuno porta con sé una grande mole di esperienze, di convinzioni personali, di valori, di ricordi, di emozioni e di pensieri, ogni intervento, a prescindere dal problema riportato, tiene sempre in considerazione l’unicità della persona.

Durante il primo colloquio, al paziente è richiesto di firmare il modulo relativo al consenso informato, il preventivo di massima e la normativa sulla privacy. La firma di tali moduli è una garanzia per la persona, che per mezzo di essi ha l’assicurazione scritta (con valore legale) che tutto ciò che emergerà nel corso delle sedute sarà soggetto al più stretto segreto professionale da parte del professionista.

Oltre al Colloquio Clinico o Terapeutico, che resta lo strumento principe della psicoterapia, il terapeuta può avvalersi di altre metodologie, quali ad esempio: Compiti a casa e discussione dei compiti in seduta, Tecniche di rilassamento, Psicoeducazione ovvero la trasmissione di informazioni, dallo psicologo al paziente, sui più importanti temi di carattere psicologico.

Siccome è molto più il tempo in cui la persona non vede il terapeuta, rispetto al tempo trascorso insieme e il cambiamento avviene soprattutto al di fuori dello studio; lo psicoterapeuta potrebbe ritenere opportuno avvalersi, in modo personalizzato, di “compiti a casa” da svolgersi durante la settimana, cioè piccoli esercizi mirati a mettere in pratica o approfondire i temi discussi all’interno delle sedute. Parte di ogni seduta sarà impiegata per la discussione degli compiti.

Quando un percorso può ritenersi concluso?

Il percorso psicologico può concludersi in ogni momento, se la persona ne manifesta la volontà. Tuttavia, generalmente il professionista ritiene concluso il percorso quando:

1) La persona ha risolto i problemi portati in terapia, e sente perciò che il disagio e la sofferenza che provava non ci sono più;

2) La persona non ha ancora risolto tutti i problemi per cui ha chiesto aiuto ma si sente in grado, con gli strumenti acquisiti nel corso delle sedute, di poterli ormai affrontare in autonomia.

La fine della terapia prevede, di solito, un momento concordato insieme, in cui si valutano il lavoro svolto e il grado di soddisfazione reciproca. Al momento della conclusione, poi, si fa un bilancio di cosa ha funzionato e degli obiettivi raggiunti. È anche un momento di separazione ed è normale sperimentare una certa tristezza, un lieve senso di vuoto e smarrimento per la fine di un lavoro. Ricordatevi che il processo di crescita continua sempre, anche dopo la fine, semplicemente ora avete mezzi più efficaci per continuare il lavoro da soli e per affrontare meglio le difficoltà che la vita vi metterà davanti.



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