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AUTOSTIMA

AUTOSTIMA E AUTOREALIZZAZIONE - 15/10/2019


“Disegna l'immagine che hai di te nella tua mente, poi passa all'azione e scolpisci te stesso.”

L’autostima consiste nell’atteggiamento che la persona ha verso sé stesso, frutto di una valutazione tra l’immagine che ha di sé e l’immagine di ciò che si vorrebbe essere. Maggiore è la distanza tra quello che pensiamo di essere e quello che vorremmo essere, maggiore sarà l’insoddisfazione e il disagio che sperimentiamo. 

Si tratta di una valutazione che ha poco a che fare con l’obiettività: la persona guarda sé stessa e le proprie risorse personali, che verranno rimpicciolite o ingigantite, a seconda del modo in cui penso a me stesso e dal modo particolare con cui io interpreto lo sguardo degli altri su di me in una determinata situazione o momento di vita.

Di conseguenza avremo una visione soggettiva che ci induce ad azioni e comportamenti corrispondenti: una scarsa fiducia nelle mie capacità mi porterà a evitare situazioni in cui queste sono richieste, per il timore di sbagliare o di fare brutta figura; un’autostima elevata indurrà invece a sperimentare situazioni anche al di sopra delle reali capacità della persona, con il rischio di una caduta a picco della stima personale o, nel migliore dei casi, un’attribuzione di responsabilità alle circostanze esterne per spiegare i propri fallimenti.

Difficoltà legate al senso d’identità e di efficacia personale, problemi di autostima e realizzazione, sensazioni di impotenza appresa, possono generare domande come “chi sono io?” o “cosa voglio?” o affermazioni come “non sono all’altezza, non ce la farò mai”. È possibile lavorare su questi aspetti, individuando i pensieri disfunzionali che mantengono il problema, sperimentando percezioni di sé alternative e ristrutturando l’idea che abbiamo di noi e degli altri.

In terapia si possono evidenziare nove modi disfunzionali, non in sé, ma nella loro applicazione reiterata e generalizzata, che possono portare la persona nella direzione opposta rispetto a quella sperata.

  1. Evitamento. Provare paura di fronte a certe situazioni può essere naturale, ma a lungo andare aumenta la mia percezione di pericolo e di conseguenza la mia incapacità di affrontarle. 
  2. Richiesta di aiuto. È rassicurante perché se lo riceviamo vuole dire che la persona che ci “soccorre” tiene a noi, ma senza volerlo ci sta comunicando anche un altro messaggio: “ti aiuto perché da solo non sei capace” e questo inizierà a lavorare come un tarlo, indebolendoci.
  3. Insistere. “Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai quello che hai sempre ottenuto”.
  4. Rinunciare. Posso perdere e non ottenere subito ciò che voglio, ma è fondamentale trovare altri modi per raggiungere il mio scopo; in caso contrario coltivo la mia incapacità.
  5. Profezia che si auto realizza. Le nostre azioni influenzano le opinioni che gli altri hanno di noi, determinandone i loro comportamenti che, a loro volta, rinforzano e confermano le nostre convinzioni e il nostro agire. Quindi: penso e mi comporto da “sfigato”? Anche gli altri lo crederanno e agiranno di conseguenza.
  6. Lamentarsi. Molto spesso parlare delle proprie difficoltà ci produce, inizialmente, sollievo, ma a lungo andare amplifica e complica l’entità del disagio.
  7. Assecondare gli altri. Nel tentativo di acquisire maggiore sicurezza talvolta è facile cedere alla tentazione di dire sempre e comunque “si” alle richieste delle persone, nell’illusione che dal loro consenso possa scaturire la nostra autostima.
  8. Trascurarsi. Contrariamente a quanto ci induce a pensare il senso comune, l’abito fa il monaco.
  9. Rimandare. Ci fa coltivare l’illusione di essere in grado di fare, ma in realtà è un ottimo modo per indebolire la nostra determinazione, poiché l’indugiare ci fa perdere la capacità di decidere.

Identità e autostima sono costrutti in continuo mutamento, sta a noi scegliere la direzione in cui mutarli.



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